Anni di giovinezza, vita di voluttà ...
come ne scorgo chiaramente il senso.

Quanti rimorsi inutili, superflui ...

Ma il senso mi sfuggiva, allora.

Nella mia giovinezza scioperata
si formavano intenti di poesia,
si profilava l'ambito dell'arte.

Perciò così precari i miei rimorsi!
E gl'impegni di vincermi e mutare,
che duravano, al più, due settimane.


Costantino Kavafis

giovedì 30 dicembre 2010

Su boati di luce

















Tic, tac…
Ancora un attimo,
Di più, ancora
Per quel coraggio.
E quell’eco
Ancora,  per più
Feroci grida.

Scende la pioggia
Scorrono i fiumi,
Scavando tempeste
Affilando  fulmini
Caricando  tuoni,
Su boati di luce.

Un’esortazione al coraggio,
L’ ultima
Per un altro sogno,
Un altro ancora.


di Mihai Rusu

giovedì 23 dicembre 2010

Sono come foglie
















Sono solo foglie
Sul marciapiede
Punite dal tempo,
Sono solo foglie.

Sono solo sogni
Nei giorni più grevi
Nelle notti più bianche,
Sono solo sogni.

E a guardare bene
Neanche sono nati
E giacciono già lì,
S’un cumulo di morte
Pianto dal cielo.

Ma invano gli urlo contro,
Grido a quell’Espero crudele
Perché si spengano le lacrime
Perché si fermi il sole,
Su di  me, per dei sogni
Impossibili.

Sono come foglie
Anch’essi
Fulgidi nel vento.


di Mihai Rusu

venerdì 17 dicembre 2010

Le normalità

Ecco un'altra poesia di cui ho due versioni. Cambia solo l'ultima parola.


1' Versione

Le normalità

Come il cielo tra le mani
Aperto alla vita,
Smarrita, perduta,
Forse mai avuta.
Siamo come gli altri
Come tutti, nella gente
Sulle stesse vie
Negli stessi anni
In un comun amor.



















2' Versione

Le normalità

Come il cielo tra le mani
Aperto alla vita,
Smarrita, perduta,
Frose mai avuta.
Siamo come gli altri
Come tutti, nella gente
Sulle stesse vie
Negli stessi anni
In un comun dolor.


di Mihai Rusu

Eroe solitario

Ma quant'è difficile la vita del poeta
O di chi vuol sembrare tale
Chiuso in una stanza della mente
Eroe solitario, in preda al suo male.


di Mihai Rusu

mercoledì 1 dicembre 2010

Fredda mattinata

Questa è una vecchia poesia dell'anno scorso. E' semplice, forse anche banale, ma esprime ciò che sentivo allora.




















Per queste ( forse ) dolci labbra lotto,
Lotto per non essere mai tentato.

In una mattinata così fredda,
A loro penso,
Per loro mi rattirsto.


di Mihai Rusu

Sulla terra
















Si cade sulla terra
Sazia
Di pesanti vite.


di Mihai Rusu

lunedì 22 novembre 2010

T'immagino lì

























Spesso penso al tuo cielo
Specchio di morte,
Sagoma di sogni
Senza più vita.

E tu
Bruci nei ricordi,
La pelle arde negli incubi,
Nella violenza
Che fu tua
Libera nell’incoscienza.

Quegli atti di odio
Son lì, con te,
Ti si ritorcono contro
Ti corrodono la carne,
I vermi
Ti scavano le ossa
Ti spezzano la vita.

E i sensi stessi
Si abbandonano
Al dolore, unico
Segno di vita.

Ma mi convinco
Che la mente trovi pace
Nell’immagine di me,
Figlio sconosciuto,

Che ci sia redenzione

In un facile rimpianto.



di Mihai Rusu

martedì 16 novembre 2010

Secondi Di Nulla























Sono
Archi di sabbia
Sono
Tempi di nebbia,

E tu sei
Uomo, umano
Sei tutto.

Secondi di nulla,
Niente
Di più
Tu, il mondo,
Mi potrai dare.


di Mihai Rusu


PS: E' abbastanza difficile arrivare  a capire l'interpretazione di questa poesia se non si conosce il motivo per il quale l'ho scritta. 

domenica 14 novembre 2010

Renato Zero - Magari ( Testo e Video )

 Questa sera sono ancora più emotivo del solito ed è un'ora che mi sto sentendo sempre la stessa canzone. Si tratta di Magari di Renato Zero.
 Potrei dire tante cose a riguardo però penso che il testo dica già tutto.






Magari toccasse a me
prendermi cura dei giorni tuoi
svegliarti con un caffè
e dirti che non invecchi mai...

Sciogliere i nodi dentro di te
le più ostinate malinconie.. magari

Magari toccasse a me
ho esperienze e capacità
trasformista per vocazione
per non morire, che non si fa...
Puoi fidarti a lasciarmi il cuore
nessun dolore lo sfiorirà.. magari!

Magari toccasse a me
Un po' di quella felicità... magari
Saprò aspettare te
domani, e poi domani, e poi... domani

Io come un ombra ti seguirò
la tenerezza ed il talento mio
Non ti deluderò
la giusta distanza io
Sarò come tu mi vuoi
ho un certo mestiere anch'io.. mi provi... mi provi 


Idraulico cameriere
all'occorrenza mi do da fare
Non mi spaventa niente
tranne competere con l'amore
ma questa volta dovrò riuscirci
guardati in faccia senza arrossire... magari...

Se tu mi conoscessi
certo che non mi negheresti.. due ali
Che ho un gran disordine nella mente
e solo tu mi potrai guarire... rimani 


Io sono pronto a fermarmi qui
il cielo vuole così
Prendimi al volo e poi
non farmi cadere più 

Da questa altezza sai
non ci si salva mai... mi ami? 

Magari... Mi ami!? Magari..

giovedì 11 novembre 2010

Il sublime dell'incenso - Seconda Versione

Oggi, mentre mi sbrigavo per andare a scuola, proprio pochi secondi prima di entrarci ho visto un uomo di mezz’età che stava guidando. Non so, mi ha suscitato un immagine strana da descrivere e a scuola ho scritto questa poesia. La cosa bella è che dopo averla scritta l’ho copiata in bella copia e l’ultima parola l’ho scritta per sbaglio in un altro modo.

  Ho scritto un’altra parola e il bello è che per errore ho migliorato molto la poesia.  Stranamente queste due parole sono degli opposti però la poesia ha senso con entrambe, un senso totalmente diverso quasi.
 Dedicherò un post ad entrambe e la premessa sarà per ognuna quella che ho appena finito di scrivere.

Ecco la seconda versione, quella migliore secondo me!


Il sublime dell’incenso

















Mi ricordi quei pomeriggi
Quegli attimi di giovinezza
Nelle case piene di persone,
Nei cuori colmi di dolore.

E adesso vedo te, estraneo
Nella macchina e mi ricordo!
Con il viso pallido
Con lo sguardo stanco, rassegnato
Anni pesanti t’indicano,
Sei stato scelto dalla vita.

Potrai consolarti con cose spicciole,
Frasi dette per inerzia:
“Tanto tocca a tutti!”

E sento
Il sublime dell’incenso
E vedo
L’odore della vita.

Di Mihai Rusu

10/11/2010

Il sublime dell'incenso - Prima Versione

Oggi, mentre mi sbrigavo per andare a scuola, proprio pochi secondi prima di entrarci ho visto un uomo di mezz’età che stava guidando. Non so, mi ha suscitato un immagine strana da descrivere e a scuola ho scritto questa poesia. La cosa bella è che dopo averla scritta l’ho copiata in bella copia e l’ultima parola l’ho scritta per sbaglio in un altro modo.

  Ho scritto un’altra parola e il bello è che per errore ho migliorato molto la poesia.  Stranamente queste due parole sono degli opposti però la poesia ha senso con entrambe, un senso totalmente diverso quasi.
 Dedicherò un post ad entrambe e la premessa sarà per ognuna quella che ho appena finito di scrivere.

Ecco la prima versione:


Il sublime dell’incenso















Mi ricordi quei pomeriggi
Quegli attimi di giovinezza
Nelle case piene di persone,
Nei cuori colmi di dolore.

E adesso vedo te, estraneo
Nella macchina e mi ricordo!
Con il viso pallido
Con lo sguardo stanco, rassegnato
Anni pesanti t’indicano,
Sei stato scelto dalla vita.

Potrai consolarti con cose spicciole,
Frasi dette per inerzia:
“Tanto tocca a tutti!”

E sento
Il sublime dell’incenso
E vedo
L’odore della morte.

Di Mihai Rusu

10/11/2010

sabato 6 novembre 2010

Libera d'essere



















Scivolavi sul tuo stesso corpo,
Le nuvole scivolavano sulle loro stesse onde,…
E l’aria stessa gorgogliava parole amare,
Sciolte da lui, scagionate dal suo profumo.

Nell’impercettibile respiro
Tremavi senza timore,
Colma di passione,
In un vuoto privo di lui.

Eri felice, spontanea,
E nell’amore per te stessa
Costruivi grattacieli di carta,
Sentivi i sussurri del vento.

Lassù, in alto, ascoltavi il tuo respiro
Sentivi la vita, la tua,
Ti muovevi con grazia selvaggia,

Senza paura di sbagliare,

Libera d’essere.


di Mihai Rusu

mercoledì 20 ottobre 2010

Le radici spente



















Il sentimento s’innalzava sperduto
Dispiegava di nuovo le ali
Tra quei boccoli di nuvole abbandonate,
Tra la nebbia sconosciuta,...
 Proprio come il cielo di quel mattino
Grigio, morente, da dietro delle finestre.

Pioveva sulla terra
Bagnava occhi già lucidi
Abbatteva alberi già morti
Fulminava foglie già cadute.

Eppure ero ancora lì a guardare
Mentre il vento soffiava dentro noi
Quel gusto amaro dell’acqua,
Di quel fiume in piena,
Che senza dolcezza, senza ossigeno
Divorava i margini già affogati
Nel torbido di radici già strappate.

Ma il cielo ci schiarì entrambi
E quei raggi come adesso
Pugnalavano di nuovo l’acqua,
Illuminavano le radici spente.


di Mihai Rusu


PS: Riesco finalmente a scrivere di nuovo una bella poesia. Pensavo, dopo i tentativi di queste settimane, di non riuscirci più.

venerdì 15 ottobre 2010

I'm a drama queen ( bitch ) !!!



 Elemento fondamentale del mio carattere: sono molto esagerato e tendo a vedere le tragedie dove magari non si sono. Non so se questa volta ho gridato all'incendio nel pieno inverno della Finlandia però forse la mia decisione non è completamente sbagliata.

Non mi voglio bruciare ancora, non più di quanto non lo sia già, e tutte queste cose che dico, spesso le dico perché voglio essere contraddetto. Voglio che in certi casi uno mi sbatta in faccia che le cose vanno bene, che mi sostengano, che mi facciano tornare alla ragione e che mi dicano che cercherano in tutti i modi di far andare bene la cose anche in futuro.

Invece niente. Dopo qualche pseudo delirio, alle persone va bene così. Farò in modo che vada bene anche a me allora.



Ciò che ci rende villani e violenti è la sete di tenerezza. - Cesare Pavese

giovedì 7 ottobre 2010

Come un faro













Dopo quella lunga notte
Dopo la tempesta di vento
Lassù, in alto sulla collina
Padroni delle luci della città,
Signori del mondo,
Ci abbracciamo per l’ultima volta.
Il vento ci spingeva
Sorreggeva le nostre insicurezze
Tra caldi baci sulle labbra
Tra lacrime fredde vuote di certezze.
Guardammo catturati  il cielo
Ci perdemmo in quel’infinito di domande
 E non ci trovammo più.

Quella triste bellezza ci affievolì
Finché le nostre luci,
Lentamente, come un faro
Che si addormenta al mattino,
si spensero per l’altro.

di Mihai Rusu

domenica 3 ottobre 2010

L'importanza di un abbraccio
























In determinati momenti comprendo ancora di più l'importanza di un abbraccio.

Un gesto d'affetto che cercavo da tanto, un qualcosa di cui sentivo il bisogno da parecchi giorni.

Quanto trovi quello che cerchi, dalla persona che desideri, ti senti ricaricato di nuova vita.

Il calore di quelle braccia e di quel corpo, il battito di quel cuore che senti quasi in simbiosi con il tuo, e quel profumo... ti fa sentire protetto e finalmente senti di non essere più solo, anche se per pochi secondi, arrivi a pensare che ci sarà sempre quella persona a sostenerti.

In quel momento riaffiora quel mio spirito idealista e arrivo a pensare che c'è ancora dell'autentica speranza.

sabato 25 settembre 2010

Sguardo d'amore


 











Nella mia mente
Tu mi sorridevi
Con gli occhi da innamorato.
Parlammo, senza amarci,
Senza soccombere nel letto
E mi chiedesti di nuovo
Di quel mio sentimento,
Del candido fiore mai sbocciato
Del letto con lui mai consumato.
Volevi abbandonarti a quel attimo
Volevi sentirti anche tu amato.
E io parlai con enfasi
Di quel doloroso amore
Dimenticando di tutto, dimenticandoti.
Allora tu guardasti i miei occhi
Notasti quello sguardo
Quello desiderato
Ma che così sfuggevole
Non ti avrebbe mai sfiorato.

di Mihai Rusu

lunedì 20 settembre 2010

Tenero addio

Ecco, penso che Sandro Penna abbia molte possibilità di diventare il mio poeta preferito. Questo posto fino a poco tempo fa era occupato da Kavafis.

...

Questa è una poesia che parla secondo me di un un rapporto occasionale non visto però in maniera sbagliata, proibita o sporca ( come in Kavafis ) ma bensì tenero, dolce e anche un pò doloroso nel momento in cui ci si deve salutare.  =)





















Sedere a una tavola ignota.
Dormire in un letto non mio.
Sentire la piazza già vuota
gonfiarsi in un tenero addio.


di Sandro Penna

Mi hai fatto amare

Allora, ho comprato da poco un libro che contiene tutte le poesie di Sandro Penna. Anche questo poeta me lo hai fatto conoscere sempre tu,... quante cose non avrei conosciuto senza di te, quanta gioia e quanta bellezza non avrei trovato nell'arte se non me le avessi fatta conoscere.
E ti ricordo adesso in questi quattro versi che mi sono venuti più spontanei che mai... Un abbraccio, ovunque tu sia.










Cara prof, anche se non ci sei più,
Qualche volta compari vicino a me...
Vicino a cose che mi hai fatto amare,
Accanto a uno scafale di poesie.


di Mihai Rusu

"la natura..."


















Tu mi lasci. Tu mi dici "la natura..."
Cosa sanno le donne della tua bellezza.

di Sandro Penna

venerdì 17 settembre 2010

Preghiere per Bobby ( Prayers for Bobby )













Ieri  notte mi sono visto un bellissimo film che è stato il miglior regalo per il compleanno che mi potessi fare. Si chiama Prayers For Bobby ( Preghiere per Bobby ) e me lo sono visto in inglese con i sottotitoli in italiano.
E’ ispirato a una storia ambientata nella prima metà degli anni ottanta. Parla della tipica famiglia americana, dove troviamo una madre MOLTO bigotta e un figlio che fin’ora era stato perfetto ma che quando si scopre che è gay cambia tutto.
Mi sono veramente commosso vedendo questo film perché mi sono rivisto in certi pensieri del protagonista e questo senza una famiglia che mi opprimesse continuamente o che tentasse di curarmi.
Oggi mentre stavo a scuola sono riuscito a tenere fede all’augurio del mio amico Tiziano e sono riuscito a scrivere quella che è secondo me una bella poesia. Parla appunto di questo film.




Preghiere per Bobby

Fosti una visione e ti abbracciai
In pace come me stessa dopo mesi.
Mi sorridevi quasi contento
Dopo quella sera su quel ponte
Quando non m’eri più figlio
Quando non c’era più amore
Dai ricordi con la nostra famiglia
Da quelle mie parole.
E ti lasciasti sprofondare
Nel vuoto di te, nel traffico
Davanti a un camion di passaggio.
Adesso cerco perdono, cerco l’impossibile
Per quella mia cieca fede
Che senza amore ti ha condannato,
Colpevole ti essere com’eri
Reo di voler vivere.

di Mihai Rusu

giovedì 16 settembre 2010

Sussulto

















Sussulto che tradisce questo cuore
Animo che si spegne lentamente
Il mio inespugnabile dolore.


di Mihai Rusu

La relazione ( NON ) realizzante


















Oggi ho avuto la lezione di religione a scuola e mai come questa volta la discussione mi ha toccato da vicino. Sembrava veramente ad hoc.

Non eravamo distanti, non oggi, e abbiamo condiviso questo momento in cui ci sono stati sbattuti in faccia i nostri errori, il nostro fallimento.

Prima di tutto bisogna spiegare meglio il titolo. La relazione è quel determinato legame che s’istaura tra due o più persone, e si sviluppa un rapporto di conoscenza duraturo . E fino a qui diciamo che ci siamo.

Realizzante invece che significa ? Che quel legame è in grado di farti stare bene in seguito allo SFORZO RECIPROCO di rispondere ai bisogni e alle necessità dell’altra persona. Eccola la crepa, l’enorme crepa,.. il buco nero.

E’ troppo difficile quando s’incomincia a soffrire veramente guardare al di là di noi stessi. L’altro è molto più secondario, è troppo lontano da come ti senti tu, da QUANTO senti tu e ci facciamo prendere ancora di più dalla voglia di proteggerci, dall’egoismo anche un po’ giustificato.

Perché non abbiamo capito come arrivare al giusto compromesso ? Le nostre necessità, anche escludendo la parte realmente problematica, sono venute a scontrarci. Perché non abbiamo pensato ad un vero dialogo diretto, perché abbiamo pensato solo a come resistere di più, a come sopravvivere un altro po’ invece di cercare di sistemare veramente le cose ?

Solo promesse non mantenute, parole prese troppo sul serio, delusioni involontariamente enfatizzate e altre crepe, tante altre crepe. Non abbiamo mai fatto veramente un passo al di là di noi stessi, non abbiamo mai fatto qualcosa che non fosse temporaneo.

Quante volte ti ho accusato di incoerenza e di poca chiarezza, ma è mai possibile che tu non mi abbia mai fatto capire niente ? Come posso esser stato così idiota, dovevo intuirlo, dovevo capirlo da solo che … che tutto quel bene che dicevi di provare non c’era veramente.

Avrei dovuto rendermene conto da solo ma mi sono aggrappato a situazioni, a discorsi, a tante di quelle parole. La colpa è soprattutto mia per averci creduto troppo, per esser stato così sicuro di aver creato un profondo legame, uno che sarebbe riuscito a resistere anche a questo.

Sono un illuso, un grandissimo illuso e non voglio accettare questo epilogo, non ci riesco. E’ un fallimento troppo doloroso e non riesco a pensare di essermi ingannato così tanto per tutti questi mesi.

Quando anche tutto quello che per cui ho lottato così tanto, per cui ho sofferto tutte quelle notti ( quante notti, quanto dolore … ) diventa oggetto di discussione, quando diventa oggetto di compromesso arrivi a chiederti quand’è che ti ho perso esattamente, in modo così irrimediabile da non riuscire a tornare indietro?

Quando si è arrivati al punto in cui si combatteva per il nulla ? Quando sei arrivato a pensare di chiedermi tutti quelli sforzi, pretendendo però che rinunciassi anche a quello per cui ho sacrificato così tanto di me stesso ?
Sospiri, solo sospiri mi sono rimasti, nei quali desidero solo di non averti mai incontrato di non vederti mai più, perché troppo esasperato dall’idea di non poterti avere in nessuno dei due modi.

Soffrirai anche tu, ma questo mese e mezzo non è servito a farmi stare meglio. Sono più disperato e amareggiato che mai. Sono due giorni che sento continuamente un bruciore che si estende dalla gola fino ai polmoni … Fatico a respirare, fatico a fare ogni cosa anche quando ti sto lontano.

Troppe le energie sprecate, troppi i pomeriggi e le notti passate a pensare come far andare bene questa situazione. Ma ho fallito. Tutto questo non è servito a nulla se non a farmi coinvolgere di più e a farmi stare peggio.

Quanto vorrei abbracciarti e farti sentire tutto il mio calore, tutto il mio affetto e quel strano amore,… tutto questo per poterti piangere e scrollarmi di dosso tutte quelle lacrime che si sono trattenute da sole nel corso di questi mesi.

Ho un bisogno di sfogarmi che mi mette quasi paura. Ma il punto è un altro: tu riuscirai tra non molto a riprenderti completamente. Io invece non so se riuscirò a farlo tanto presto. Per come sono fatto, per quanto sono idiota, già mi vedo tra cinque anni a pensare a questa cosa e ad annichilare ancora me stesso.

I momenti tranquilli d questi giorni so che li pagherò a prezzo molto caro e già sto iniziando a scontare. Forse l’unica cosa positiva di quest’ultimo periodo è che sto iniziando ad avere le cose più chiare, sto capendo che non ci tieni abbastanza, non quanto pensavo e non quanto mi hai fatto spesso capire.
Non posso ignorarti perché non riuscirei ad andare avanti, mi autodistruggerei in poco tempo. Devo imparare a “convivere” insieme a te perché siamo costretti a vederci ancora per un paio di mesi. Sono sicuro che se tu potessi mi cancelleresti in due secondi dalle tua vita, se potessi mandarmi lontano lo faresti e in alcuni momenti lo farei anch’io.

Ti sentirai scagionato quando finirà quest’ultimo anno scagionato, liberato da un oppressione, da un rapporto che non desideri salvare più minimamente e forse anch’io sarò un po’ così … Ma sono sicuro che durerà per poco, sono certo che sentirò presto la tua mancanza e che mi struggerò dandomi tante di quelle colpe per non averci provato più intensamente, nel modo giusto, nel modo che non ci avrebbe fatto fare questa fine.

Spero di riuscire a farmene una ragione un giorno, ma quel giorno sembra MOLTO lontano. Tu tornerai presto a sorridere senza più pensarci e io per poter andare avanti devo comportarmi come a marzo quando dicevi che stavi benissimo in mia compagnia, quando io ormai non ti consideravo più mio amico, ma solo un profondo conoscente e vivevo questo rapporto alla giornata senza aspettarmi niente da te.

Ecco, forse mi sono fidato troppo, veramente troppo di una solidità che non c’è mai stata, di parole pronunciate ma non provate veramente e ho preteso più di quello che mi potevo permettere da questa situazione.

La colpa è la mia, come sempre è la mia. Ci sarà un motivo se non riesco ad intrattenere un rapporto profondo per tanto tempo. Adesso vorrei solo che quella certezza che ho sentito l’anno scorso non l’avessi mai vissuto anche se è stata una delle più belle cose che abbia mai provato in tutta la mia vita.

Se non ci fosse stata quella sicurezza, che nella vita non sarei stato più solo perché avevo trovato qualcuno che mi voleva veramente bene e che non mi avrebbe mai giudicato ma sostenuto sempre, ecco, se questo non ci sarebbe stato adesso non mi sentirei più solo che mai e non penserei che mi sono illuso su tutto.

Ma adesso devo concentrarmi su me stesso, devo volermi un po’ più bene, arrendermi a questo senso di fallimento e smettere di proteggere ancora tutto quell’affetto per una persona che non se lo merita e che gliene frega ben poco di me.

Ma c’è la vie! Bisogna proteggersi e concentrarsi sull’avvenire perché adesso più che mai tutto il futuro è a portata di mano e bisogna smettere di pensare agli sforzi reciproci mancati ( tante belle parole con le quali spero di poter essere coerente!).

Questa è la mia relazione NON realizzante, quella che lascia delle ferite profondissime, che fa perdere tutta la fiducia che avevo per l’amicizia,… e non penso che riuscirò mai a lasciarmi andare come ho fatto con te.

Capisco adesso che nel caso migliore mi ci vorranno anni per superare questa cosa; spero di crescere dopo questa esperienza e arrivare a credere nuovamente nella vera amicizia dove voler abbracciare l’altro non è più una colpa.

mercoledì 15 settembre 2010

Onirico abbraccio!

Solo qualche ora fa mi sono ricordato una cosa: ieri notte ti ho sognato nonno. Chi l’avrebbe mai detto ? Io che non mi sono mai sentito legato a te,io che sono stato QUASI indifferente quando mi hanno detto per l’ennesima volta che eri sul punto di morte e ho cercato di avere lo stesso atteggiamento anche quando sei deceduto.
 Non so, non ci siamo mai capiti, neanche su un minima cosa, tu così lontano dal mio mondo d’infanzia, tu che eri violento e quasi crudele. Certo sono stato molto dispiaciuto quando ho saputo della tua morte ma volevo essere il più possibile coerente con me stesso. Mi sono chiesto: Che cosa mi mancherà di te adesso che non ci sei più ? NIENTE.
 Nessun ricordo felice se non una volta quando mi comprasti una merendina. Tanti invece gli schiaffi,  i momenti di terrore e quelli d’intransigenza.
 Quanto sei morto sono stato triste più che altro per il fatto che forse nessuno ti avrebbe pianto veramente per la persona che eri, per i bei momenti che avevi regalato, ma solo per quello che hai rappresentato: padre, marito, nonno. Erano quasi obbligati a essere tristi.
 Eppure ti ho sognato. Un sogno molto strano che non mi sarei mai aspettato. Ero in uno strano edificio,una specie di hotel/teatro e ti stavo cercando, e ti volevo salutare.
 Dovevo essere in Romania, ma era tutto molto particolare, sapevo che in quel luogo non ci sarei tornato presto e sapevo che quando lo avrei fatto tu non ci saresti stato più.
  E ti volevo salutare per l’ultima volta, volevo dirti addio. Ti ho cercato per un bel po’ e non sono riuscito a trovarti. Soltanto negli ultimi momenti ti ho intravisto vicino all’uscita dell’edificio; eri così diverso, così piccolo, fragile e indifeso. Eri alto circa un metro, come un bambino e sempre come tale ti sei avvicinato a me mentre ti venivo incontro.
 Mi hai abbracciato per la prima volta lasciandomi di stucco. Eppure inconsciamente quasi capivo il tuo dolore, il tuo grande rimpianto. Piangevi e mi stringevi forte a te quasi come se non volessi lasciarmi più andare.
 Tu che eri così duro, rozzo e insensibile mi tenevi stretto a te come se fosse l’unica cosa che volevi fare da anni. Sembrava quasi però che non abbracciassi solo me in quel momento, ma anche mio padre, quel tuo figlio da tempo defunto.
 Il figlio dal quale hai preteso così tanto, che ha cercato sempre di non deluderti, quel figlio che ti ha reso così orgoglioso, lo stesso figlio con il quale però non hai mai avuto un vero legame. Almeno una cosa ce l’abbiamo in comune.
 Era come se cercassi di farti perdonare per tutto quello che hai fatto, per quello che non hai fatto, per quello che hai detto e per quello che purtroppo non sei mai riuscito chiaramente a dire a chi era importante per te. Era come se cercassi di sopperire tutti quei vuoti che hai sempre ignorato o che hai fatto finta di ignorare.
 Nonostante tutto quello che hai fatto, capisco adesso che forse la vita è stata troppo ingiusta con te, meno corretta del solito, più crudele di quello che è giusto che sia.
 E adesso queste lacrime che quasi chiedono il permesso di venire giù non sono più per nonna che è rimasta molto più sola ma per te, persona a cui non ho mai tenuto veramente, a cui non ho voluto bene come si vede nei film, quando i ragazzini vanno dai propri nonni per farsi coccolare e raccontare vecchie storie. Questo non l’hai mai fatto ma forse neanche te eri stato abituato a questo. Eppure mi viene da piangere lo stesso.
 Sarà l’ora tarda, sarà il periodo o l’instabilità emotiva. Ma quel nostro abbraccio, seppur un sogno, anche adesso lo avverto così sincero e vero: mi hai fatto sentire fondamentale, mi hai fatto sentire quasi l’unica cosa buona che ti fosse rimasta e verso la quale purtroppo non hai mai dato nessun segno d’apprezzamento.
Forse neanche io l’ho cercato più vista l’incompatibilità dei nostri mondi  però adesso mi pento quasi di non esser neanche riuscito ad andare alla tua tomba per accendere una candela.
 Se lo avessi fatto magari adesso mi sentirei meno in colpa per la bugia che ti ho detto alla fine del sogno, quando ti ho lasciato in macchina con altre persone e ti ho detto che sarei ritornato a casa a piedi, e che ci saremmo visti e magari abbracciati di nuovo tra pochi minuti.
E tu quasi come un bambino obbediente non hai detto niente e ti sei fidato. Io sapevo benissimo che non sarei più tornato da te. E’ stato quello il mio addio.